Pubblicato su politicadomani Num 88 - Febraio 2009

Prima della nascita: storia della conquista di un’identità

 

Nel mondo classico il nascituro non godeva di grande considerazione e ciò determinava un atteggiamento assai permissivo nei confronti sia dell’aborto che dell’infanticidio1. Così anche per Platone ed Aristotele. Fu proprio quest’ultimo ad elaborare una teoria, condivisa per molti secoli, secondo la quale il feto avrebbe, in fasi successive, prima un’anima vegetativa, poi una sensitiva ed infine l’anima razionale propria dell’essere umano; approccio di “classificazione qualitativa” che è alla base di alcune attuali posizioni sugli embrioni. Sempre secondo tale teoria l’infusione dello spirito veniva fissata negli uomini intorno ai 40 giorni dal concepimento, mentre nelle donne sarebbe avvenuta intorno al terzo mese. Nei secoli successivi l’idea più diffusa era quella teorizzata dagli stoici secondo la quale il feto sta nell’utero come il frutto alla pianta. Prima della nascita il feto non era considerato un soggetto significativo. Sebbene né l’Antico né il Nuovo Testamento dedichino esplicita attenzione al nascituro, i documenti della Tradizione trattano abbondantemente sia dell’aborto che dell’infanticidio. I figli sono opera di Dio, possessori di una particolare dignità e non vanno considerati semplice proprietà dei genitori. Clemente Alessandrino (150-215 d. C.) fu il primo forse a parlare in modo esplicito del rispetto dell’embrione. I testi più conosciuti in difesa del nascituro sono probabilmente quelli di Tertulliano (160-220 circa), che dopo la sua conversione al cristianesimo si pronunciò apertamente e decisamente contro l’infanticidio e l’aborto. «Distruggere il feto è un vero omicidio anticipato, in quanto è già uomo colui che sta per diventarlo». Inoltre, va considerato che per il diritto romano l’uccisione di un parente prossimo era un’aggravante, quindi l’aborto avrebbe dovuto avere maggiore gravità dell’assassinio di una persona adulta, nel senso che nell’aborto volontario vittima e assassino sono legati dal più stretto vincolo di parentela. A partire dal IV secolo, sia nelle omelie che negli scritti dei Padri, si fa riferimento all’aborto come ad uno dei problemi seri della pastorale penitenziale. Situazione che si rifletterà anche sulle norme canoniche. Due autori vanno senz’altro ricordati al riguardo: San Basilio il Grande e Sant’Agostino, il quale, con l’argomento Aliquando sottolineava l’effetto disgregante che ha la mentalità abortiva e contraccettiva nei confronti del matrimonio e della famiglia. È interessante notare inoltre come già nel linguaggio del mito e nell’ancestralità del pensiero umano, lo sviluppo embrionale, attraverso i racconti mitologici delle varie epoche e culture, lascia intravedere substrati comuni ed interessanti intuizioni, come l’idea della «totalità embrionaria» o l’idea del «figlio-dono». La svolta è indubbiamente rappresentata dalla rivoluzione scientifica del ‘600. «Per la prima volta il dibattito sullo statuto dell’embrione non viene guidato e condotto dalla filosofia e dalla teologia ma dalle scienze naturali. Questo, se da un lato consente di fornire alcuni riscontri oggettivi su cui fondare le argomentazioni etiche, dall’altro costituisce il luogo di un nascente “dissidio” tra pensiero scientifico e pensiero filosofico». Con il passare dei secoli, ciò che farà davvero la differenza non sarà tanto l’acquisizione di una maggiore quantità di conoscenze quanto, piuttosto, la diversa concezione che la scienza avrà di se stessa. Il problema del senso dell’identità dell’embrione ha percorso tutta la storia del pensiero, non è nuovo né si esaurirà con gli attuali dibattiti. «Basti pensare al dubbio di Colombo e dei suoi esploratori, circa l’appartenenza alla specie umana dei primi indigeni d’America […] In fondo è lo stesso interrogativo che oggi ci si pone in merito all’identità, alla natura, all’essere dell’embrione e della vita che in lui si manifesta».

1 Per le fonti sulla parte storica cfr AA.VV.Identità e statuto dell’embrione umano, Pontificia Accademia pro Vita, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998. Da questo testo sono state tratte le citazioni riportate nell’articolo.

 

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